Da Matilde (21 maggio 2024):

Dell’Africa non posso dire molto, 

È uno spazio troppo grande, 

È uno spazio troppo ricco. 

Ma posso parlare dei prati verdi vicino Mbeya, 

Del sole che scalda e colora. 

Di Baba Tarcisio e Francesca che offrono la loro tavola senza chiedere nulla indietro. 

Di preghiere infinite e struggenti. 

Posso parlare degli altipiani meridionali 

E delle piantagioni di tè verdissime 

che ricordano un passato rubato. 

Posso parlare dell’amore dei bambini, 

Offerto senza riserve 

Senza freni

Senza paura di altro male, perché tutto il male è già passato per il loro occhi e i loro corpi. 

Posso parlare di pentole che bollono sul fuoco per ore ed ore  

e di pietanze offerte con orgoglio. 

Posso parlare di frutti acidi e dolci, e della gioia di provare un cibo mai visto. 

Dell’Africa conosco l’intelligenza di Kleopatra e la dolcezza di Clara. 

Conosco la diffidenza di Dorcas e i segni dei morsi che si porta ancora in viso. 

Conosco le risate di Ezekiel e le manine di Olivia. 

Cieli che sembrano infiniti e piante che vibrano al vento con colori nuovi. 

Conosco la premura dei bambini che si chiudono la felpa a vicenda, anche quando la zip è rotta, e si stringono nelle spalle calde, nonostante i buchi sui maglioni. 

Conosco la gioia di mangiare con le mani quando si ha fame. Mangiare cibi della terra e del sudore di donne che curano i campi ogni giorno. 

Ho visto quaderni consumati e logori, 

Gessi spezzati e lavagne nere da scrivere. 

Ho visto gli occhi di Genovefa, 

Occhi gialli e lucidi

Occhi di dolore e di speranza. 

I dentini di Braighta 

E il sorriso che la vita non ha ancora piegato. 

Conosco bambini felici. 

Dell’Africa conosco la terra fangosa di Unewa, 

Le ore che passano, come passa l’acqua in un fiume. 

Alfons, i suoi mille lavori e denti perfetti, 

I muscoli tesi e gli occhi mai stanchi. 

Conosco Nestory e il biglietto che conserva in tasca, 

Imalike, la sua gioia e la sua tristezza. 

Le sopracciglia di Crispin e i suo sguardo indagatore. 

Il fisico di Casiana e i suoi occhi dipinti, 

La dolcezza di Sinior quando si addormenta sul mio braccio.  

Conosco le musiche e il ritmo, che scorre come sangue e crea balli mai visti, che sono vita. Tutta quanta, su tutto il corpo, per tutto quello che si ha e quello che non si può avere. 

Conosco suore, preti, padri missionari, 

Insegnanti, uomini e donne, che credono. 

L’Africa è uno luogo troppo grande 

Non sta dentro le parole 

Rimane negli occhi di sogni vissuti 

e in cuori nuovi e dolorosamente innamorati. 

❤️